venerdì 2 maggio 2014

Per Van Rompuy le elezioni europee sono superflue, tanto le decisioni si prendono altrove...

 


     Il Presidente del Consiglio Europeo  Herman Van Rompuy nel disinteresse degli Europei alle elezioni europee, riconosce l’istinto certo dei cittadini. In una intervista ha detto: 

"la vera decisione" avviene altrove e non in parlamento. Una tale aperta diffamazione di una presunta istituzione democratica, indica che la EU nella sua attuale struttura è un meeting- retrobottega autoritario e tale vuole restare. 

Il Presidente della EU, il premio Nobel e poeta Herman Van Rompuy cosi ha detto dei suoi ricordi di una serata a Oslo: 

"Non scordero’ mai come Hollande ha stretto la mano della Merkel e come lei ha fatto un balzo. E’ stato un momento molto emozionante." 
 
    In una intervista al Süddeutschen Zeitung il Presidente del Consiglio d’Europa,  Herman Van Rompuy ha gettato uno sguardo esausitivo sul significato che la democrazia oggi svolge nella EU. In breve: nessuno.
 
   Nel gergo tecnocratico Van Rompuys, alla domanda, perchè c’è cosi poco interesse in Europa per le votazioni europee, ha detto:
 
    "C’è sempre stata scarsa partecipazione alle elezioni europee, dal 1979 ad oggi, ben prima della crisi finanziaria e della euro-crisi. I cittadini non erano cosi interessati perchè queste non hanno alcuna influenza sul loro quotidiano."

Oggi è diverso, contrappone Van Rompuy al SZ:
 
"Si, l’Europa cambia il nostro quotidiano. E naturalmente il Parlamento europeo svolge un ruolo importante, se non altro da quando c’è il Trattato di Lisbona..Ma i cittadini sanno anche che le grandi decisioni non avvengono solo il Parlamento, ma anche
altrove."

Il [quotidiano] SZ, sconvolto perchè avrebbe voluto sentire tutt’altro, ovvero che tutti come buoni democratici dovrebbero partecipare alle elezioni europee, chiede quindi: “oltrove , ma dove?“

Van Rompuy:
 
"Nel Consiglio d’Europa, sotto i capi di stato e di governo. Al cittadino è molto chiara questa differenza, tra il Parlamento e coloro che veramente decidono."

(…). Van Rompuy:
 
"Il risultato elettorale dipende da molti altri fattori, dalle sensibilità nazionali che non hanno nulla a che vedere con l’Europa o i candidati di punta."

(…) Van Rompuy:
 
"Il Trattato di Lisbona prevede che ci siano trattative. Il Consiglio d’Europa nominerà qualcuno che parla con il Parlamento. Diciamo che io quindi mi confrontero’ con i desideri del Parlamento . Il Trattato prevede anche che ho bisogno di due maggioranze . Una in Parlamento. E, cosa estremamente importante, il Consiglio farà una proposta."

(…) alla domanda sulla crisi, cosi Van Rompuy definisce la sua visione:
 
"L’Europa è altro. Ci sono 28 capitali. Alcune sono piu’ importanti di altre. E ci sono le Istituzioni europee. E dipendiamo dai mercati finanziari. All’inizio della crisi abbiamo avuto spesso l’impressione che i mercati fossero anch’essi nello spazio, in cui abbiamo fatto delibere…" 

Questo significa che i popoli d’Europa non sono stati in quello spazio in cui i politici, i cui nomie le cui funzioni i cittadini spesso non conoscono,  hanno deciso il destino dei cittadni europei. I mercati, invece, da cui dipende la EU, hanno mostrato una forte presenza.
 
Il motivo di cio’ sta nel fatto che la EU nella sua forma presente non è altro che un sindacato lobbistico per i complessi partitici che agiscono a livello internazionale
Il modello del business sta nel fatto di illudere i cittadini di essere loro stessi a decidere del loro destino.
 
E per fare questo senza lavorare e affaticarsi troppo,  si è riunito il  cartello dei partiti dell’industria finanziaria. Insieme azionano il motore del debito: i complessi partitici si fanno finanziare i loro debiti dalle banche e per questo i “mercati” sono “nello spazio” se la faccenda si fa dura.
 
Bisogna lodare Van Rompuy, il burocrate di legno che in Europa non avrebbe mai l’1% dei voti dei cittadini, per saper menare il can per l’aia. Il Parlamento EU non serve alla formazione delle volontà democratiche in Europa. E’ una riserva aggiuntiva delle Spa partitiche perchè per esprimere un “desiderio” al Consiglio, non servono 751 funzionari.
Nella logica di Van Rompuys basterebbe infatti che 28 parlamenti delle nazioni avessero un voto non vincolante, come quello del mostruoso Parlamento europeo.
 
Quindi si risparmierebbe denaro al contribuente europeo che potrebbe darlo per le cose per cui desidererebbe decidere privatamente, senza una tutela statale
 
(…) la frase di Herman Van Rompuys:  

"al cittadino è molto chiara la differenza tra il Parlamento e coloro che veramente decidono..." 

è un appello al non voto che non ha bisogno di frivolezza dialettica.
 
Chi va a votare si rende scimmia, dato che gli viene chiarito prima del voto che il suo voto non vale nulla. Chi non va, rafforza tuttavia la frazione dei tecnocrati nella EU.




venerdì 11 aprile 2014

"OBAMA PREPARA LA TERZA'' (PAUL CRAIG)

''LA PRIMA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE CAUSATE DA AMBIZIONI E ERRORI DI POCHI. OBAMA PREPARA LA TERZA'' (PAUL CRAIG)


«Ma Obama si rende conto che sta conducendo gli Usa ed i loro Stati-fantoccio verso la guerra con la Russia e la Cina?». Paul Craig Roberts, già sottosegretario al Tesoro con Ronald Reagan, lancia l’allarme: l’inquilino della Casa Bianca sembra manipolato dai neo-conservatori del suo governo. «La Prima e la Seconda Guerra Mondiale sono state il prodotto di ambizioni e di errori di un piccolo numero di persone». Nella “Genesi della Guerra Mondiale”, Harry Elmer Barnes dimostra che la Grande Guerra è stata causata dalla miopia di un pugno di politici, come il presidente francese Raymond Poincaré e il ministro degli esteri russo Sergej Sazonov. «Poincaré chiedeva alla Germania l’ Alsazia-Lorena, e i russi volevano Istanbul e il Bosforo, che collega il Mar Nero al Mediterraneo. Si resero conto che le loro ambizioni richiedevano una guerra generale europea e lavorarono per produrre proprio quella guerra».

Il kaiser tedesco Guglielmo II fu accusato di essere responsabile del conflitto, e invece «fece tutto il possibile per evitarlo», dice Craig Roberts. Il libro fu pubblicato nel 1926, e l’autore fu accusato di esser stato pagato dai tedeschi per “assolvere” la Germania. Ma, 86 anni dopo, lo storico Christopher Clark nel suo libro “I sonnambuli”, arriva alla stessa conclusione di Barnes. «Mi è stato insegnato che la colpa della guerra fu della Germania, che sfidò la supremazia navale britannica costruendo un eccessivo numero di navi corazzate». Falso. «Gli storici di corte che ci hanno propinato questa storia – dice Roberts – furono gli stessi che gettarono le basi per la Seconda Guerra Mondiale». Oggi, continua l’analista americano, «siamo di nuovo su una strada che conduce ad una guerra mondiale».

Cent’anni fa, le basi per dare il via alla guerra furono costruite «con l’inganno»: la Germania «doveva essere presa alla sprovvista», e gli inglesi «manipolati», come l’opinione pubblica degli altri paesi coinvolti, sottoposta «a un lavaggio del cervello e a una propaganda aggressiva».

Oggi, dice Roberts, è più che evidente chi sta lavorando per la guerra: «Le bugie dette sono palesi e tutto l’Occidente sta partecipando, con i suoi governi e i suoi media». Come il primo ministro canadese Stephen Harper, che Roberts definisce «il burattino americano», che avrebbe «mentito spudoratamente a una televisione canadese quando ha affermato che il presidente russo Putin ha invaso la Crimea, minacciato l’Ucraina e dato il via ad una nuova guerra fredda». L’altra metà del problema? Il conduttore del programma televisivo: «Era lì seduto e annuiva con la testa, in accordo con queste chiare menzogne».

«Il copione che Washington ha fornito al suo fantoccio canadese – scrive Craig Roberts in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – è lo stesso che è stato dato a tutti i burattini di Washington». Ovunque, in Occidente, il messaggio è lo stesso: Putin ha invaso e annesso la Crimea, Putin è determinato a ricostruire l’impero sovietico, Putin dev’essere fermato. Craig Roberts riferisce di aver sentito molti canadesi «piuttosto indignati nel vedere che il loro governo rappresenti Washington e non il Canada». E nonostante Harper «sia quello che è», “Fox News” e Obama «sono molto, molto peggio». La Fox? E’ «l’organo di propaganda di Murdoch», secondo cui Putin avrebbe di fatto «ripristinato la pratica sovietica dell’esercizio della forza bruta». Un “esperto” invitato in studio non ha dubbi: Putin, ovviamente, «incarna una specie di “giovane Hitler”». Secondo Craig Roberts, «la totale ignoranza storica dell’Occidente dà credito ad Obama, o ai suoi “gestori” o “programmatori”», che possono manipolare notizie e opinione pubblica.

Obama, poi, è ben oltre la decenza: ha appena dichiarato che la distruzione dell’Iraq da parte di  Washington – bilancio: un milione di morti, quattro milioni di profughi, infrastrutture devastate, esplosione della violenza settaria e totale rovina di un paese – non va considerata così grave come «l’accettazione da parte della Russia dell’autodeterminazione della Crimea».
Surreale, continua Craig Robert, il discorso di Obama a Bruxelles lo scorso 26 marzo: la Russia, dice l’inquilino della Casa Bianca, «deve essere punita dall’Occidente per aver permesso alla Crimea di autodeterminarsi». E cioè: «Il ritorno per propria volontà di una provincia russa alla sua madre patria dopo 200 anni viene considerato come un’azione dittatoriale, tirannica e antidemocratica». Parola di Obama, l’uomo che «ha appena rovesciato il governo democraticamente eletto dell’Ucraina sostituendolo con dei tirapiedi scelti da Washington», e ora parla di «sacro ideale delle genti di tutte le nazioni, libere di prendere le proprie decisioni sul loro futuro». Ridicolo: «Questo è esattamente ciò che ha fatto la Crimea, e che – al contrario – il golpe degli Stati Uniti a Kiev ha violato». 

E dov’è finito, tra l’altro, lo Stato di diritto negli Usa? «L’habeas corpus, il giusto processo, il diritto di istituire un processo e di determinare la colpa prima dell’arresto o dell’esecuzione e il diritto alla privacy, sono stati tutti calpestati dal regimi Bush e Obama. Gli Stati Uniti e il diritto internazionale sono contrari alla tortura: eppure Washington ha istituito in tutto il mondo prigioni che praticano la tortura. Come è possibile che il rappresentante del governo degli Stati Uniti, di fatto criminale di guerra, possa stare davanti ad un pubblico europeo e parlare di “stato di diritto”, “diritti individuali”, “dignità umana”, “autodeterminazione” e “libertà”, senza che il pubblico scoppi a ridere?».
Quello di Washington, continua Craig Roberts, «è il governo che ha invaso e distrutto l’Afghanistan e l’Iraq basandosi su bugie», lo stesso governo «che ha finanziato e organizzato il rovesciamento dei governi libico e honduregno e che sta tentando di fare la stessa cosa in Siria e in Venezuela».

Obama chiede più truppe Nato di stanza in Europa orientale allo scopo di «contenere la Russia», cosa che «tranquillizzerebbe la Polonia e gli Stati baltici che, come membri della Nato, sarebbero protetti da un’eventuale aggressione della Russia». Ma, oltre a Obama, c’è qualcuno – sano di mente – che pensa davvero che la Russia stia per invadere la Polonia o il Baltico?

Obama, poi, «non dice quale effetto avranno sulla Russia l’escalation militare Usa-Nato e gli altri giochi di guerra sul confine russo». Ovvero: «Sarà il governo russo a dedurre di essere sul procinto di venire attaccato e colpirà per primo? La sconsiderata disattenzione di Obama è proprio quello che di solito provoca le guerre». La situazione è davvero molto pericolosa, insiste Craig Roberts, perché l’Occidente sta davvero minacciando la Russia, trascinando l’Europa verso il disastro.

«Chi potrebbe mai credere che Obama, il cui governo è responsabile ogni giorno della morte di persone in Afghanistan, Iraq, Pakistan, Yemen, Libia e Siria, si curi davvero di un briciolo di democrazia in Ucraina?». Il presidente ha rovesciato il governo di Kiev per poter annettere l’Ucraina nella Nato, cacciare la Russia dalla base navale in Crimea e installare basi missilistiche sul confine russo.
«Obama è arrabbiato che il suo piano non stia andando come previsto e sfoga questa sua rabbia e frustrazione contro la Russia», facendo crescere «l’ipocrisia e la presunzione» insieme alla pretesa di «punire la Russia e Putin e demonizzarli ulteriormente». C’è da aspettarsi il peggio: i media soffieranno sul fuoco della propaganda anti-russa destabilizzando ulteriormente l’Ucraina dell’Est, Soldati russi in Crimeamagari al punto di «costringere Putin a inviare davvero delle truppe per difendere i russi».

Perché la gente «è così cieca da non vedere che Obama sta conducendo il mondo verso una guerra definitiva?». La pericolosa aggressività di Obama, dice Craig Roberts, ricorda da vicino il trionfalismo di inglesi, francesi e americani dopo la vittoria della Prima Guerra Mondiale, come fosse stato «il trionfo del loro idealismo contro le ambizioni territoriali tedesche e austriache». Ma alla Conferenza di Versailles, ricorda Roberts, furono i bolscevichi – i rivoluzionari vittoriosi a Mosca – a rivelare «l’esistenza dei famigerati Trattati Segreti», il patto di spartizione che avrebbe sostanzialmente amputato la Germania, preparando il terreno per il risentimento popolare del quale poi avrebbe approfittato Hitler. «Nella guerra, gli scopi segreti britannici, russi e francesi erano sconosciuti alla gente, fustigata da una battente propaganda creata appositamente per sostenere una guerra i cui esiti furono ben diversi dalle intenzioni di coloro che la provocarono. Le persone – conclude Roberts – sembrano incapaci di imparare dalla storia. Ora, ancora una volta, vediamo il mondo trascinato lungo un sentiero che attraversa un bosco di menzogne e di propaganda, questa volta a favore dell’egemonia mondiale da parte dell’America».

Fonte notizia: libreidee.org

sabato 14 settembre 2013

Discorso di Putin agli americani.




MOSCA – I recenti avvenimenti che riguardano la Siria mi hanno spinto a parlare direttamente al popolo americano e ai loro leader politici . È importante farlo dato il momento di insufficiente comunicazione tra le nostre società.
 
I rapporti tra di noi sono passati attraverso varie fasi. Siamo stati avversari durante la guerra fredda. Ma anche alleati ed insieme abbiamo sconfitto i nazisti. È stata poi istituita ONU – le Nazioni Unite – per impedire al passato di ripetersi.
I fondatori delle Nazioni Unite capirono che le decisioni che riguardano guerra e pace devono avvenire solo con il consenso, e con il beneplacito degli Stati Uniti al diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, come sancito nella Carta delle Nazioni Unite. La profonda saggezza di questa Carta ha sostenuto la stabilità delle relazioni internazionali per decenni.
Nessuno si augura che le Nazioni Unite subiscano il destino della Società delle Nazioni, crollata perché mancava di un vero impulso. Ma questo può accadere, nel caso in cui i Paesi influenti del Consiglio scavalchino le Nazioni Unite ed intraprendano un’azione militare senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza.

Il potenziale attacco da parte degli Stati Uniti contro la Siria, nonostante la forte opposizione di molti Paesi e di importanti leader politici e religiosi, compreso il Papa, si tradurrà in un maggior numero di vittime innocenti e in una escalation che potenzialmente potrebbe diffondere il conflitto ben oltre i confini della Siria

Un attacco aumenterebbe la violenza e scatenerebbe una nuova ondata di terrorismo. Si potrebbero inoltre minare gli sforzi multilaterali tesi a risolvere il problema nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese, e l’attacco destabilizzerebbe ulteriormente il Medio Oriente e il Nord Africa. Potrebbe infine causare il sovvertimento dall’attuale equilibrio dell’intero sistema di leggi e ordine internazionali.
La Siria non sta combattendo una battaglia per la democrazia, ma un conflitto armato tra governo e opposizione in un Paese multi-religioso. Non sono molti gli esempi di democrazia in Siria. Ma ci sono ancora più combattenti di Al-Qaeda ed estremisti di tutti i tipi (di tutte le bande) che combattono contro il governo. 
Questo conflitto interno, alimentato da armi straniere fornite all’opposizione, è uno dei più sanguinosi nel mondo.
I mercenari provenienti da Paesi arabi che stanno combattendo in Siria e le centinaia di militanti provenienti da Paesi occidentali (anche dalla Russia), sono un problema che crea in noi profonda preoccupazione. Potrebbero anche tornare nei rispettivi Paesi con esperienza nefasta acquisita in Siria. Dopotutto, dopo aver combattuto in Libia, gli estremisti si spostarono in Mali. Questo aspetto della questione minaccia tutti noi.

Fin dall’inizio, la Russia è stata la fautrice di un dialogo pacifico, consentendo ai siriani di sviluppare un piano di compromesso per il proprio futuro. Non stiamo proteggendo il governo siriano, ma il diritto internazionale. Abbiamo la necessità di usare al meglio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di credere che il far preservare l’ordine pubblico nel mondo turbolento e complesso del giorno d’oggi è uno dei pochi metodi per impedire che le relazioni internazionali scivolino nel caos. La legge è ancora la legge, e noi dobbiamo seguirla, che ci piaccia o no. Secondo l’attuale diritto internazionale, la forza è consentita solo per legittima difesa o per decisione del Consiglio di Sicurezza.  

Tutto il resto è inaccettabile ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e costituirebbe un atto di aggressione.

Nessuno mette in dubbio che in Siria sia stato utilizzato gas velenoso. Ma vi è ogni ragione per credere che non sia stato utilizzato dall’esercito siriano, ma dalle forze di opposizione per provocare l’intervento da parte dei loro potenti protettori stranieri, che in tal caso si schiererebbero attivamente con i fondamentalisti . Non possono essere ignorate alcune informazioni che fanno sospettare come i militanti stiano preparando un altro attacco, questa volta contro Israele.

È allarmante che per gli Stati Uniti sia diventato abituale un intervento militare in conflitti interni di Paesi stranieri. 

È negli interessi a lungo termine degli Stati Uniti? Ne dubito. Milioni di persone  in tutto il mondo vedono sempre di più l’America non come un modello di democrazia ma come un modello che si basa unicamente sulla forza bruta, che crea coalizioni sotto lo slogan “o sei con noi o sei contro di noi”.
Ma la forza si è rivelata inefficace e inutile.
  • L’Afghanistan sta barcollando e nessuno può dire cosa accadrà dopo che le forze internazionali si saranno ritirate.
  • La Libia è divisa in tribù e clan.
  • In Iraq continua la guerra civile, con decine di morti ogni giorno.
  • Negli Stati Uniti, molti pensano ci sia un’analogia tra l’Iraq e la Siria e si chiedono perché il loro governo vorrebbe ripetere questi errori.
Non importa quanto siano mirati gli attacchi o quanto siano sofisticate le armi: le vittime civili sono inevitabili, compresi anziani e bambini, che gli attacchi dovrebbero avere lo scopo di proteggere.

Il mondo reagisce chiedendosi: se non puoi contare sul diritto internazionale, allora si devono trovare altri modi per garantire la sicurezza. Così un numero crescente di Paesi cerca di acquisire armi di distruzione di massa. Questo è logico: se tu hai la bomba, nessuno potrà toccarti. Si parla tanto, inutilmente, sulla necessità di rafforzare la non proliferazione, quando in realtà non è così.

Dobbiamo smettere di usare il linguaggio della forza e riprendere la civile via degli accordi diplomatici e politici.

In questi ultimi giorni è emersa una nuova opportunità di evitare l’azione militare. Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunità internazionale devono approfittare della volontà del governo siriano di mettere il suo arsenale chimico sotto il controllo internazionale per la successiva distruzione. A giudicare dalle dichiarazioni del Presidente Obama, gli Stati Uniti vedono questa possibilità come un’alternativa ad un’azione militare.

Accolgo con favore l’interesse del Presidente a proseguire il dialogo con la Russia sulla Siria. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere viva questa speranza, come concordato nel mese di giugno nel G8 a Lough Erne in Irlanda del Nord e portare di nuovo la discussione verso i negoziati.

Se possiamo evitare la forza contro la Siria, questo migliorerà il clima negli affari internazionali e rafforzerà la fiducia reciproca. Sarà un nostro successo comune e aprirà le porte alla cooperazione su altre questioni critiche.

Il mio rapporto personale e di collaborazione con il Presidente Obama è segnato da crescente fiducia. Apprezzo tutto questo. Ho studiato con attenzione il suo discorso di martedì alla nazione e sono in disaccordo con una frase pronunciata da Obama, sull’eccezionalità dell’America, affermando che la politica degli Stati Uniti è “ciò che rende l’America diversa. È ciò che ci rende eccezionali”. È estremamente pericoloso incoraggiare la gente a vedersi eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono grandi Paesi e piccoli Paesi, ricchi e poveri , quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che ancora devono trovare la loro strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono diverse.

Siamo tutti diversi , ma quando chiediamo le benedizioni del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali .

Vladimir V. Putin, Presidente della Russia

venerdì 30 agosto 2013

La vera storia della Siria


  

      In Italia, in questi caldi giorni d’agosto, il sole splende ancora fino a tardi. Le giornate sono lunghe, ognuno di noi ha la propria routine: lavoro, amici, serate. Preoccupazioni, gioie, emozioni. Il disco dorato sorge e poi tramonta, e noi seguiamo esattamente questo ciclo. Incuranti. Ignari del fatto che c’è un pezzo di mondo, nemmeno troppo lontano da noi, in cui l’umanità si sta squarciando. Un pezzo di mondo in cui uomini di carne, come noi, vengono barbaramente uccisi, giorno e notte. Ma la cosa più terribile è un’altra. Il peggio è che tutte le sovrastrutture che reggono il nostro mondo dorato, i media, la politica, non sono ignare, non sono incuranti. Sono complici. Coautori di questo orrendo disegno di morte.

   Da questo senso di ribrezzo per ciò che mi circonda, nasce il desiderio di provare a descrivere, con i semplici strumenti di cui dispongo, la vera storia della Siria. A testimonianza di quanto scrivo, elencherò in fondo varie fonti, tra cui scritti, video ecc. Spero che lo sgomento causato dalla verità vi travolga, proprio come ha fatto con me, e che il rigurgito che ne derivi vi spinga a smascherare quanto più possibile intorno a voi queste orrende menzogne.

   Partiamo dal contesto. Prima dell’inizio di questa ondata di violenze, nel marzo 2011, la Siria era uno stato senza rilevanti conflitti interni. Dal punto di vista politico, il paese era retto dal partito Ba’th, che si era impadronito del potere nel 1963. Nel 1970 prese la guida del potere Hafiz Al Assad, padre di Bashar che istaurò una forma ereditaria del ruolo di presidente della Repubblica, tanto che alla sua morte, nel 2000, il presidente divenne l’attuale Bashar Al-Assad. Il partito Ba‘th, politicamente parlando, è un partito di ideologia tendenzialmente socialista, con spiccate tendenze al nazionalismo arabo. Assolutamente di secondo piano per il partito è la dimensione confessionale( prova ne sia che i tre fondatori, negli anni ’40, erano di tre religioni diverse). La Siria di Bashar Al-Assad è stata dunque un paese con una forte impronta laica, dove il governo( detentore del potere esecutivo) e l’assemblea nazionale (detentore del potere legislativo) avevano componenti appartenenti al partito Ba’th (o alla lista degli altri partiti moderati ad esso alleato)  provenienti dalle diverse etnie e gruppi religiosi della nazione (sciiti, sunniti, drusi, cristiani, curdi), senza discriminazione. Ugualmente, era permesso e tollerato ogni tipo di culto religioso. Nei media occidentali si dà grande risalto al fatto che la famiglia Assad appartenga al clan degli Alawiti, gruppo religioso vicino al credo dei  mussulmani sciiti, non particolarmente numeroso nel paese, ma in realtà questo non ha grande importanza. Infatti l’appartenenza a diversi ceppi etnici/religiosi  all’interno della Siria non era motivo di forti contrasti o tensioni(esempio personificato di ciò è la moglie di Bashar Al-Assad, sunnita, sposata tranquillamente con un Alawita, e molto occidentale e laica nel modo di esprimersi). Dal punto di vista della politica interna, in Siria era in vigore dal 1963 lo stato di emergenza e la legge marziale, a cagione del permanente stato di guerra/tensione con Israele. Ciò permetteva al presidente la soppressione di alcuni articoli della costituzione, e il mantenimento di fatto di un regime semi-dittatoriale, in cui appunto la famiglia degli Assad deteneva importanti funzioni, pur lasciando ampia autonomia di scelta tramite l’elezione popolare dell’esecutivo e dell’assemblea popolare(un regime quindi con molte più libertà di altri paesi del golfo come per esempio l’Arabia Saudita). Dal punto di vista della politica estera invece, la Siria è stata da sempre uno dei più acerrimi nemici di Israele. In anni recenti, il presidente Assad ha stretto sempre più i legami con Hezbollah e l’Iran facendo leva sul comune sentimento anti-israeliano, nonostante a livello politico permangano grandi differenze tra il regime siriano, come detto molto laico e tendenzialmente socialista, e gli altri due membri dell’“alleanza”, in cui l’importanza della dimensione confessionale ricopre un ruolo determinante.

   Ora i fatti. Quelli veri, non filtrati da un’informazione che in Italia ci giunge distorta, frammentaria, spesso capovolgendo del tutto la realtà.

   Sul finire del marzo 2011, alcune migliaia di siriani scendono in piazza in diverse città, soprattutto a Daraa. Quasi la totalità dei manifestanti esprime i propri slogan del tutto pacificamente. Coloro che protestano si dividono generalmente in due correnti: i laici riformisti , meno numerosi, che chiedono al presidente Assad la cessazione dello stato di emergenza introdotto nel 1963, la promulgazione di riforme, l’abolizione della legge marziale e più in generale la liberalizzazione totale della vita politica del paese, e coloro che in altri paesi arabi sono conosciuti come i simpatizzanti deiFratelli Musulmani, ovvero estremisti religiosi sunniti, che sono sempre stati emarginati dalla vita politica del paese (in Siria fin dagli anni ‘60 non era permesso al partito dei Fratelli Musulmani di presentarsi, per impedire una deriva islamista dello stato), e che chiedevano sostanzialmente un maggior peso della religione islamica all’interno dello stato Siriano. E’necessario constatare comunque che, diversamente da altri paesi come l’Egitto, a causa principalmente della sua storia ma anche della sua conformazione etnica, in Siria coloro che erano favorevoli ad un cambiamento in direzione di maggior intransigenza religiosa erano, e sono, fortemente minoritari. Il 24 marzo, sull’onda delle manifestazioni svoltesi in tutto il paese, il presidente Assad, annunciava l’avvio di un articolato processo di riforme: dichiarava inoltre che un comitato avrebbe studiato norme per abrogare lo stato di emergenza e per elaborare una legge sui partiti, per superare il monopolio del partito Ba’th. Contemporaneamente in tutto il paese un numero enorme di persone si recava in piazza per affermare il proprio sostegno al presidente (nessuna di queste oceaniche manifestazioni è stata mostrata dai media occidentali). Nonostante però queste importanti concessioni da un lato, ed enormi iniziative popolari a sostegno del regime dall’altro, durante l’ultima settimana di marzo continuano ad arrivare al presidente notizie terribili: nel corso di nuove manifestazioni organizzate dall’opposizione si registrano un grande numero di morti e feriti, non solo però tra i manifestanti, ma anche tra le forze di sicurezza. Il presidente dichiara pubblicamente più volte che nessuno ha ordinato alle forze di sicurezza di sparare sui dimostranti (del resto, al di fuori della stupida logica istillata dai nostri media, è difficile pensare che per poliziotti normali, soldati semplici, sia “perfettamente naturale” sparare indiscriminatamente sui propri connazionali senza alcuna pietà). Alla fine di questa tragica settimana, il quadro è più chiaro: ci sono molti video, trasmessi all’inizio solo dalla televisione di stato siriana, poi da alcuni emittenti russe, che mostrano la verità: in diverse manifestazioni organizzate dall’opposizione, sono presenti elementi non meglio identificati, che, armati, sparano sulle forze di sicurezza. In altri video è possibile vedere cecchini che sparano indiscriminatamente sia sulle forze di sicurezza che sui manifestanti, creando sempre più, com’è facile immaginare, scompiglio, confusione, terrore. Col passare del tempo, le forze di sicurezza riescono a catturare alcuni di questi elementi, le cui confessioni sono trasmesse in continuazione dalle reti nazionali e dalle reti russe, venendo completamente ignorate, naturalmente, dai media europei e americani. Si tratta molto spesso di mercenari stranieri, sauditi,afghani,iracheni e di tante altre nazionalità oppure di siriani, che appartenendo al terrorismo islamico internazionale, in cambio di somme di denaro spesso ingenti fornite da potenti finanziatori, uccidono forze di sicurezza e civili, senza alcun tipo di discriminazione. Per creare il caos. Il presidente Assad, sconvolto come la maggior parte della popolazione, il 30 Marzo denuncia per la prima volta pubblicamente questi fatti. All’inizio una buona fetta degli oppositori moderati non crede alle parole del presidente, e ritiene che il gran numero di morti di quei giorni sia dovuto al pugno di ferro adottato dal governo. Ma, con il trascorrere dei giorni, si mostra sempre più il tremendo volto dell’orrore. Nei giorni successivi, nuove manifestazioni sfociano in veri e propri massacri, causati nuovamente dalla presenza di terroristi internazionali sia tra le fila dei manifestanti, sia in mezzo tra questi e le forze di sicurezza. Ma non basta. Si hanno notizie in tutto il paese di veri e propri eccidi: intere caserme della polizia sterminate, centinaia di famiglie massacrate. I cosiddetti “ribelli” in questa fase non sono altro che mercenari affiliati al terrorismo islamico internazionale, provenienti da 29 paesi diversi (infiltrati in Siria grazie al sostegno di Arabia Saudita, Usa, Israele tramite il confine turco, libanese, giordano), reclutati da potenti finanziatori (approfondiremo più avanti chi sono costoro) ed equipaggiati con armi nuovissime di fabbricazione europea, americana, israeliana. Tra di loro sono presenti anche siriani di nascita, che approfittano dell’offerta di denaro per compiere massacri e orrori insieme a questi relitti umani. E così, nel giro di breve tempo, da ogni parte della Siria arrivano notizie terribili, quasi troppo incredibili per essere vere. Arrivano foto e video di interi villaggi o quartieri ricoperti di cadaveri. Ma queste bestie a forma di uomo, non si limitano a uccidere senza distinzione civili, poliziotti, musulmani, sciti, laici al grido di Allahu Achbar. La maggior parte dei cadaveri viene trovata sgozzata, decapitata, mutilata senza pietà. Spesso i medici riferiscono che i cadaveri presentano segni di violenze e abusi, indifferentemente se uomini, donne, vecchi o bambini. Ci sono video su Youtube come quello in cui uno di  questi abominevoli esseri umani, dopo aver tagliato a pezzi con un machete un soldato delle forze di sicurezza, gli strappa il cuore dal petto, e ne ingoia un pezzo. Si avete capito bene, proprio così. Alcuni sopravvissuti raccontano altre storie atroci, come quella di un bambino di 11 anni sopravvissuto per miracolo ad uno di questi massacri, che narra la fine della sua famiglia, orrendamente sgozzata a freddo da “un gruppo di strani diavoli con la barba lunga, per nulla rassomiglianti a militari”. Altri, all’arrivo delle forze dell’ordine, raccontano che questi pazzi, una volta entrati nel quartiere, prendono alcuni civili dalle case e, radunata tutta la popolazione in piazza, li uccidono pubblicamente. A volte riprendono la scena col telefonino, mettendo poi il video su Youtube, per fare vedere “cosa succede” ad opporsi al loro potere. Ma non è tutto. Quando alcuni di questi diavoli vengono catturati dalle forze di sicurezza, (spesso tra l’altro le fonti governative riferiscono che costoro hanno nel sangue sostanze allucinogene, droga, alcol in gran quantità) si possono udire altre confessioni di questi semi-analfabeti, ancora più terribili. Costoro dichiarano di essere pagati da “sceicchi”, che versano loro mensilmente un gran numero di dollari, al quale essi sono totalmente asserviti, anche dal punto di vista ideologico, arrivando a svolgere qualunque tipo di compito. Inoltre sono in molti a testimoniare che spesso questi gruppi compiono massacri di civili vestendo divise militari, oppure fanno saltare edifici con civili dentro riprendendo con videocamere le stragi, per poi trasmetterle a reti estere quali Al-Arabiya, attribuendo la paternità di questi atroci delitti alle forze governative.

   Il governo siriano, preso atto della situazione, non ha scelta: decide di inviare l’esercito a protezione dei cittadini in diverse città, e in questo modo si sviluppano decine e decine di focolai di guerra lungo il paese. Le forze di sicurezza, come si può ben immaginare dopo aver udito gli orrori di cui sopra, sono accolte ovunque come liberatrici dalla popolazione. A questo punto, quasi la totalità dell’opposizione laica/moderata (perlopiù formata da ceti economicamente elevati e istruiti) al regime di Assad si è assolutamente convinta della gravità della situazione, e comprende perfettamente le dichiarazioni e l’operato del governo. Si verifica quindi un progressivo ritorno di popolarità del regime, che ora può contare sull’approvazione e il sostegno di oltre il 90% della popolazione. Nel giro di alcuni mesi, tra l’altro, Assad farà approvare notevoli riforme di carattere politico/sociale, arrivando addirittura a concedere una nuova costituzione e revocando una volta per tutte il discusso stato di emergenza in vigore dal 1963. D’altro canto Assad dichiara che la Siria non soccomberà mai alle mire dei complotti stranieri, e che lui non si dimetterà lasciando il suo popolo in balia di questi pazzi. Il presidente comunica anche che è compiaciuto delle riforme realizzate grazie al dialogo con le componenti moderate dell’opposizione, ma che è necessario invece opporsi fino all’ultimo uomo contro questi sanguinari terroristi stranieri. Occorre notare che dalla parte dei “ribelli”, si è schierato soltanto un non elevato numero di reali oppositori siriani, ovvero gruppi di islamisti radicali sunniti e simpatizzanti dei fratelli mussulmani(alcuni di questi costretti a forza con i metodi descritti sopra a passare dalla parte dei “rivoltosi”). Costoro attualmente combattono il governo in alcune zone della Siria. E’ inoltre presente un altrettanto esiguo numero di oppositori di stampo moderato al regime di Assad, che però nella quasi totalità non si trovano più nel paese, e sostengono l’opposizione e il neonato “Esercito Libero Siriano”(nome privo di senso, dal momento che in Siria agiscono appunto gruppi di terroristi internazionali senza grandi legami tra loro e senza un reale controllo centralizzato)o per totale ignoranza sul reale stato delle cose, o perché uomini corrotti, pronti per subentrare come amministratori della Siria del dopo Assad con il sostegno degli occidentali.
Ecco appunto, gli occidentali. Parliamo del loro atteggiamento, ma non solo, anche di quello di Israele, e l’Arabia Saudita. Fin dall’inizio, è chiara l’impostazione dei media di questi paesi. Ogni canale ufficiale, ogni testata giornalistica di una certa rilevanza, inizia a ripetere fin da subito che i massacri che avvengono in Siria sono opera del regime. Senza nemmeno essere sfiorati dal ipotesi di errore, articoli su articoli, fiumi di carta e di parole vengono versate contro Assad e il suo governo. Al contrario invece, la Russia, dove circolano le vere immagini di ciò che accade in Siria, si schiera sia a livello di opinione pubblica che a livello politico fortemente in sostegno al regime del presidente Assad, e pone il veto più volte all’interno del consiglio di sicurezza dell’Onu ad un eventuale intervento per aiutare “gli insorti”. Ma, senza alcun obbiezione di coscienza, alcuni paesi quali Usa, Gran Bretagna, Francia, Israele e Arabia Saudita inviano fondi e sostentamenti ai gruppi di “ribelli”. Ma non solo. Esistono molti video in cui sono visibili teste di cuoio mediorientali o addirittura occidentali istruire sul campo i cosiddetti “ribelli” all’uso di complicate e nuovissime armi, prodotte naturalmente in Occidente. Col passare del tempo, gli Usa soprattutto rendono questo finanziamento sempre più smaccato, con il segretario di stato John Kerry, che dichiara pubblicamente enormi trasferimenti di denaro ai membri del “Esercito Libero Siriano”. E col passare del tempo, la diplomazia Occidentale, scade sempre di più nel ridicolo. Viene presentato un piano di pace da Kofi Annan, uno dei pochi diplomatici che si dimostra sul serio intenzionato a far cessare le violenze. Annan chiede che si rispetti un cessate il fuoco, che si giunga a patti con le parti, che si formulino alcune conferenze di pace. Ma, se avete letto ciò è scritto sopra, avete già capito che sono parole al vento: come si può infatti discutere con orde di diavoli, sovvenzionati proprio da chi vuole fomentare il caos e la guerra? Il governo di Bashar Al Assad cerca di rispettare i termini del patto, dà il suo avvallo alla presenza di testimoni Onu in Siria. Ma, chiaramente, si susseguono nuovamente terribili episodi di violenza, che costringono il governo siriano a rispondere per non lasciare solo il popolo di fronte alle barbarie. Il culmine viene raggiunto dopo il massacro di Hula: un gran numero di civili viene trovato orrendamente trucidato nella periferia della città. Su richiesta dell’Russia, viene inviata una squadra di ispettori Onu sul posto per accertare i reali mandanti dell’tremendo eccidio. Poco dopo aver udito la presentazione del generale Mood, capo degli osservatori, che definiva “oscure”le prove riguardo a coloro che avevano ucciso tutti quei civili, incredibilmente quasi tutte le cancellerie europee iniziavano a condannare vigorosamente il regime di Assad come colpevole dell’orrore, e giudicavano come unica possibilità d’uscita  la sua dipartita. Il ministro degli esteri Lavrov, incredulo, dichiarò in serata di avere qualche dubbio sulla reale volontà di far cessare le violenze da parte degli occidentali, se invece che accertare il reale mandante degli omicidi, l’Occidente si premuniva di indicare la via per il necessario cambiamento politico della Siria. Di nuovo, da qui in poi, furono chiare le diverse tendenze. Usa, Gran Bretagna e Francia erano per un intervento militare immediato contro il regime, per “proteggere i civili siriani”, Italia e Germania suggerivano invece che bisognava trovare una soluzione politica del conflitto: difficile dire se i ministri degli esteri italiani e tedeschi ignorassero a tal punto la situazione da non capire che il conflitto era in realtà voluto espressamente dai loro compagni di G8 che ne sovvenzionavano una parte in causa, oppure se mentissero sapendo di mentire. Resta in ogni caso il ridicolo e la vergogna di cui si coprono tutti i diplomatici europei, sovvenzionatori oppure finti pacifisti, che nascondono totalmente qualsiasi tipo di verità al proprio popolo. Altri momenti talmente tragici dal risultare comici di questa atroce messinscena si sono verificati quando la maggior parte dei media Occidentali dichiarò che due attentati compiuti da uomini suicidi ad Aleppo e Damasco fossero stati organizzati dal governo come punizione per i cittadini siriani, e quando è stato diffuso in rete il video di Al Zawahiri, il comandante in capo di Al Qaeda, che esortava alla lotta contro Assad(!). Il comandante di una rete di terroristi teoricamente anti-Occidentale e anti-Israeliana per eccellenza che incita alla rivolta contro uno dei massimi nemici politici degli Usa e di Israele. D’ora in poi non consideratelo troppo credibile, questo fantoccio statunitense.

    Dov’eravamo rimasti? Nel frattempo, la gente in Siria continua a morire. Anche la Turchia passa dalla parte degli avvoltoi, e inizia tutto un balletto diplomatico ostile con Damasco. Ma nonostante tutto, giorno dopo giorno, l’esercito siriano(aiutato da Hezbollah e da alcuni contingenti iraniani) riprende quartieri su quartieri, riconquista pezzi di villaggi distrutti e ridotti in cenere, libera sempre più civili dall’occupazione di questi pazzi scatenati. I media stranieri dicono che il fronte dei “ribelli” si sposta verso nord, verso sud, verso est, verso ovest, ma non è altro che l’ennesima menzogna. Non esiste nessun fronte in Siria, questi mercenari sono infiltrati un po’ dappertutto, in molti i quartieri e/o villaggi agricoli, ad Aleppo come a Damasco come ad Hama. Poi a Febbraio 2013, qualcuno inizia a parlare di armi chimiche. Si inizia a sospettare che il sedicente Assad, non contento di tutti gli alti massacri a lui attribuiti, abbia utilizzato il gas Sarin contro i civili, provocando ulteriori genocidi. Obama dichiara che l’utilizzo di armi di distruzione di massa è il punto di non ritorno, e una volta accertato, sarà impossibile non ricorrere all’uso della forza per fermare Assad. Le cancellerie di tutto il mondo gli fanno eco. Anche a voi pare di averla già sentita? Non passano che alcuni mesi. Et voilà. Il 21 Agosto 2013, più di mille persone muoiono a causa di un attacco chimico alla periferia di Damasco. Assad chiede un ispezione dell’Onu, la Russia chiede un’ispezione dell’Onu, ma il resto del mondo non sa cosa farsene, della verità. E così siamo giunti ai giorni nostri. I media di tutto il mondo senza aspettare uno straccio di prova hanno già individuato il colpevole, nonostante un’azione del genere da parte di Assad non avrebbe avuto alcun senso logico,  Obama nel frattempo ordina alla flotta Usa di tenersi pronta per l’attacco, accompagnato dalla Gran Bretagna e dalla Francia. L’Italia e la Germania che si trincerano dietro un vigliacchissimo “io senza l’ok dell’Onu non mi muovo” quando potrebbero muoversi eccome, in direzione del senso etico. Israele che totalmente priva di dignità, sa benissimo chi ha fornito i gas ai ribelli per scatenare “l’attacco governativo” alla periferia di Damasco, ma che però distribuisce pubblicamente maschere antigas, per dare ulteriore credibilità di tutto il circo.
Non mi spingo più al di là, non è dato di sapere con precisione perché gli Usa vogliano a tutti i costi la caduta del regime di Assad, si possono solo fare ipotesi, che partono dalla volontà di Israele di rendere inoffensivo il partner di Hezbollah, dei palestinesi e l’unico alleato dell’Iran, oppure per fare un piacere ai potenti alleati dell’Arabia Saudita(che hanno contribuito in maniera determinante all’orrore, fornendo in via diretta ai ribelli mezzi e finanziamenti provenienti dagli Usa e Israele).

   Resta, come ho già ribadito sopra, l’enorme vergogna che grava su ogni paese occidentale,che permette queste inaudite infamie, spesso sovvenzionate con i nostri soldi. Prego per le vittime innocenti di questo orrore senza fine. E personalmente, mi resta un rimpianto: non aver potuto partecipare di persona all’incontro privato del 18 giugno 2013 tra Putin e Obama, in cui Putin, uomo che dimostra di avere un briciolo di dignità, aprendo in faccia ad Obama il video con il “ribelle” che si mangia il cuore del soldato siriano, deve avergli detto più o meno “Barack, ma mi spieghi come fai a dormire la notte sapendo di avere sulla coscienza queste cose?”. Ecco, avrei proprio voluto vedere la sua faccia.

Links:

mercenari/cecchini che sparano sui dimostranti e sulle forze di sicurezza
presenza di terroristi mercenari nelle file dei manifestanti
enorme manifestazione in favore del presidente Assad
una delle tante confessioni dei diavoli sanguinari
intervista radiofonica ad un Siriano, che racconta tutta la verità, suscitando lo sdegno della radio francese
clamoroso esempio di mistificazione prodotta dai media italiani
il “ribelle” che dopo aver estratto il cuore ad un soldato morto, ne addenta un pezzo (video terribile)
esecuzione e mutilazione di tre civili da parte di “ribelli”
esecuzione pubblica di tre civili da parte dei “ribelli”
gruppo di soldati orrendamente trucidato dai “ribelli”
un altro gruppo di soldati ammazzato da un altro gruppo di “ribelli”
uno dei più terribili video sugli omicidi da parte dei ribelli
la vergogna del terrorismo italiano
Bel reportage realizzato da report russi sulla situazione in Siria.
Intervista al presidente della comunità siriana in Italia
Intervista ad Assad, che si fa in quattro per cercare di spiegare la verità


Di Francesco Gonzaga
           Fonte 


giovedì 29 agosto 2013

Siria: Putin sputtana Obama e consegna all'ONU le immagini dei satelliti russi


 
 
Siria – Putin Smaschera il Piano del NWO. I satelliti Russi forniscono la prova definitiva all'ONU sull'innocenza di Assad e le responsabilità di USA e Arabia Saudita

 
 
 
Damasco, Mosca, New York – Vladimir Putin ancora una volta fa centro, e sbugiarda i signori del Nuovo Ordine Mondiale: la strage in Siria? Non è stato Assad, ma i ribelli Salafiti, appoggiati dal governo Saudita e dagli USA con i suoi alleati. La prova "finale" è stata fornita nelle ultime ore dal Cremlino al Palazzo di Vetro dell'ONU. Si tratta di video e foto che illustrano come i satelliti russi abbiano fatto luce sul fatto che i razzi che hanno causato l'ultima strage in Siria (1300 morti) non sono partiti da Damasco o dalla Siria, ma da territori di pertinenza di gruppi Salafiti: ovvero dei cosiddetti "ribelli-mercenari" al soldo di Arabia Saudita e USA.

Washington? Non poteva non sapere!

Secondo Mosca, Washington non poteva non sapere, visto che i satelliti USA sono efficienti quanto quelli russi. E allora perchè tutte queste menzogne? Beh, dinnanzi a quest'ennesima prova regina, l'ONU e lo stesso Ban-Ki Moon dovranno prendere atto della situazione e smentire, zittire, tutti i media di regime che da giorni danno adito a queste diaboliche falsità! Ma con che faccia – ci chiediamo – andranno in giro per la penisola italiana i vari direttori dei TG di regime? Con che faccia si guarderanno allo specchio? per non parlare dei "politici", ovviamente! politici impegnati a parlare del caso "Berlusconi", come se il resto fossero bazzecole. Ma i maestri della distrazione di massa, si sa, sono sempre all'opera!

Obiettivo? Guerra Mondiale per un Nuovo Ordine

Tra i dati più palesi, sicuramente il fatto che le milizie ribelli in Siria – ora è ufficiale – sono armate e manovrate da Arabia Saudita ed alleati, che mirano ad innescare una nuova Guerra Mondiale. Tali prove, tra l'altro coincidono perfettamente con le testimonianze raccontate in questi mesi, e con l'ultima drammatica testimonianza di Padre Daniel Maes, cui passaggi più delicati vi riproponiamo di seguito:

Damasco – La testimonianza di Padre Maes

Qualche anno fa, quando siamo venuti qui in Siria, non abbiamo incontrato una società politica perfetta, ma abbiamo incontrato una società prospera e sicura e abbiamo anche esperimentato l’uguaglianza tra tutti i gruppi religiosi. C’era anche la libertà di religione, l’ospitalità e c’era anche una sana vita di famiglia. Nella vita pubblica, discriminazione, furto e criminalità non erano noti. All'improvviso sono apparse le più orribili atrocità. Si massacrava, si saccheggiava e c’erano attentati in tutto il Paese. La società abbastanza armonica si trasformava in un incubo.

Lo Zampino dei Signori del Male e le Rivelazioni del Generale Clark

La “primavera” diventava un “caos”. La stampa informava che c’era una rivolta spontanea di un popolo da tanto tempo oppresso. Chi aveva una profondità più spirituale, aveva già notato dall'inizio che questa era una menzogna. I nemici avevano già da qualche tempo seminato questa zizzania, che adesso si manifestava chiaramente. Wesley Clark, un generale Americano, ha ammesso che la guerra in Siria era già stata progettata– insieme con quattro altri paesi – subito dopo gli attentati alle ”Twin Towers” a New York. Nel frattempo hanno distrutto l'Iraq sotto il motto di “Libertà per Iraq”! E' uno dei più grandi crimini contro l’umanità nella storia recente. Rimarranno ancora cristiani in Iraq, a fronte dei 1,3 milioni di cristiani nel 2003? Una cosa simile è successa anche in Libia, che oggi fa pure parte della “collezione primaverile araba ” dell’Occidente. E che pensate dei cristiani in Egitto, Afghanistan e Siria? 
 
FONTE 



venerdì 17 maggio 2013

Lidia Undiemi: è in pericolo la nostra democrazia e sovranità. .




Lidia Undiemi : “Quello che sto per lanciare è un appello ai cittadini europei e in particolare ai cittadini dei 17 paesi che la politica europea vuole incanalare dentro un trattato che costituisce una organizzazione finanziaria intergovernativa. Questi paesi sono : il regno del Belgio, la repubblica federale di Germania, la repubblica di Estonia, l’Irlanda, la repubblica ellenica, il regno di Spagna , la repubblica francese, la repubblica italiana, la repubblica di Cipro, il gran ducato di Lussemburgo, di Malta, regno dei Paesi Bassi, repubblica d’Austria, repubblica portoghese, di Slovenia, repubblica slovacca, repubblica di Finlandia. 

Questi paesi hanno in comune una importantissima battaglia di democrazia, che forse è l’ultima di questo ciclo storico. La posta in gioco è troppo alta per essere indifferenti oppure per peccare in mancanza di coraggio ed è per tale ragione che ci siamo trovati in una situazione di grave crisi. In gioco non ci sono soltanto i nostri diritti, il nostro posto di lavoro, i nostri soldi. In gioco c’è anche il futuro delle nuove generazioni. I diritti, la libertà e la dignità : cose che una volta perse, una volta che abbiamo concesso ai poteri finanziari di poter denigrare totalmente la nostra democrazia non possiamo più veder tutelati in qualche modo.

Ciò che sta affliggendo le nostre vite, infatti, non è la crisi economica : quella è la conseguenza del prevalere della logica del potere e del denaro sui principi di uguaglianza, democrazia e giustizia che hanno garantito fino ad oggi il benessere della maggior parte dei cittadini dei paesi europei.
Immunità e privilegi, scudi patrimoniali e condoni fiscali, soggetti che gestiscono il fondo salva stati godendo di totale immunità nell’esercizio delle proprie funzioni. E’ con questo spirito che la politica europea intende delegare la gestione del debito pubblico degli stati in difficoltà ad un organizzazione finanziaria intergovernativa.

Nonostante la scandalosa disinformazione sull’argomento, l’ESM (ossia l’organizzazione intergovernativa che gestirà il fondo salva stati) non è ancora entrato in vigore. Sentiamo parlare nelle ultime notizie di stampa dell’avvio di questo fondo salva stati tantè che la cancelliera Angela Merkel è andata in Cina per andare a contrattare una eventuale partecipazione della grande potenza asiatica nella gestione del debito pubblico. Tuttavia però attenzione perchè nonostante i governatori abbiano apposto la firma al trattato affinchè questo possa essere reso operativo nei 17 paesi membri che ho citato all’inizio occorre la ratifica da parte delle istituzioni nazionali. 

Se le istituzioni nazionali ratificano l’entrata in vigore del trattato ESM ossia dell’attribuzione ad un organizzazione intergovernativa del fondo salva stati si potrebbero anche verificare (e questa non è più ormai fantapolitica) degli scenari di retrocessione civile che nemmeno il più visionario dei registi sarebbe in grado di raprresentare. Forse magari nelle elezioni del 2013 possiamo candidare i nostri animali domestici.
Dobbiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo in fretta perchè abbiamo poco tempo. La nostra stessa vita rischia di sfuggire al nostro controllo perchè fin quando noi viviamo in uno stato di diritto e l’economia e la finanza speculativa in qualche modo abusano del diritto allora possiamo fare qualcosa. Ma li dove tutta la politica dei leader europei spinge verso una clamorosa autoassoluzione perchè è chiaro che è stata la politica a non essere stata in grado di sapere gestire il fenomeno della finanza speculativa. E adesso cosa vogliono fare? Attribuire ad una organizzazione finanziaria il nostro destino. Il destino dei cittadini di 17 paesi membri. Non possiamo più delegare e non possiamo più aspettare perchè nessuno verrà a salvarci.


La logica del leaderismo delle persone deve tramontare. Dobbiamo ritornare a pensare nell’ottica della collettività. Dobbiamo iniziare ad avere il rispetto del NOI anzichè dell’IO perchè è esattamente per questo motivo che ci troviamo in questa situazione. E i nostri politici, mi dispiace dirlo, stanno dimostrando di non essere all’altezza della situazione perchè io non ho sentito parlare nessun politico del fatto che il fondo salva stati sarà gestito da una organizzazione che è essa stessa in quanto soggetto giuridico godrà dell’immunità cosi come i soggetti che gestiranno questo fondo. 

Io ho realizzato un dossier, sono una studiosa di economia e di diritto. Appena ho visto che c’era poca chiarezza… basta semplicemente mettere assieme gli articoli di giornale per capire che in fondo nessuno vuole spiegare che cos’è questo ESM. In questo dossier ho descritto un po quelle che sono le linee guida delle ultime vicende in materia di politiche internazionali e di finanza. Magari sarà anche un po lungo… anche un po noioso… per certi versi tecnico. Però visto che la posta in gioco qui è davvero troppo alta vi invito tutti quanti a leggerlo. Invito i magistrati, invito gli intellettuali, invito i giornalisti, invito i cittadini di qualsiasi categoria sociale, di qualsiasi partito politico, di qualsiasi ideologia a mettersi in prima linea contro quello che potrebbe essere anche l’ultimo atto per la realizzazione definitiva di una dittatura economica e le conseguenze noi non possiamo sapere quali possono essere. 

Bisogna avere comunque una idea. Bisogna avere un obiettivo. E bisogna soprattutto sapere come concretamente ciascun cittadino europeo può contribuire a bloccare l’entrata in vigore di questa organizzazione finanziaria intergovernativa. Occorre anzitutto che i cittadini verifichino nel proprio stato se effettivamente la ratifica da parte del proprio paese è stata concessa. Attenzione : ciò che è chiesto ai paesi nazionali non è la ratifica del trattato ESM che gestirà il fondo salva stati ma la modifica dell’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea in cui si intende far approvare indirettamente (poichè è già stato firmato dai nostri ministri) il trattato che costituisce l’organizzazione intergovernativa. Dunque occorre che nei siti istituzionali si vada a verificare se è avvenuta la modifica dell’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’unione europea. 

Se deve esistere un europa deve essere quella dei cittadini e dei diritti, non un luogo dove potenti finanziari vengono ad acquistare degli stati in svendita. Leggete questo trattato ed è veramente allucinante il contenuto dello stesso. Rappresenta come una specie di delega in bianco ai poteri finanziari. E voglio dire una cosa alla cancelliera Merkel : lei è andata in Cina a contrattare con il premier cinese la partecipazione al fondo. Beh, ancora non ha ottenuto la ratifica da parte di tutti gli stati membri, quindi se c’è qualcosa che vuoi contrattare è il denaro che tieni nelle tue tasche e non il nostro.”


giovedì 2 maggio 2013

Il ragazzo che ha smentito Harvard e le teorie dell’austerità

 

 

 

Scoprendo errori banali, uno studente ha confutato le teorie su rigore e crescita degli economisti Reinhart e Rogoff Thomas Herndon ha demolito il dogma su cui Germania e Ue hanno basato le loro politiche. Diventando una star


    NEW YORK. A 28 anni è una celebrità mondiale, la sua università ha dovuto creargli un ufficio stampa ad hoc per filtrare le troppe domande d’interviste. Il dottorando che ha “smascherato le teorie dell’austerity” ora passa le sue giornate a parlare con il New York Times, il Wall Street Journal e la Bbc.

È apparso come star nel popolare talkshow di satira politica The Colbert Report. Se l’è meritata davvero questa fama Thomas Herndon, che prepara la sua tesi di Ph. D. alla University of Massachussetts di Amherst.

Il premio Nobel dell’economia Paul Krugman gli dà atto di avere “confutato lo studio accademico più autorevole degli ultimi anni”. Scoprendovi degli errori banali, imbarazzanti per gli autori. Le vittime di Herndon sono due tra gli economisti più stimati del mondo: Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.

Loro due insegnano in una super-università, Harvard, ben più prestigiosa di quella dove studia il 28enne dottorando che li ha messi al tappeto. Rogoff, che è stato economista anche al Fondo monetario internazionale e alla Federal Reserve, insieme con la sua collega Reinhart pubblicò “Growth in a Time of Debt”, una ricerca conclusa proprio quando stava scoppiando la crisi della Grecia.
In quel testo vi era la “prova scientifica”, secondo gli autori, che se il debito pubblico di una nazione raggiunge la soglia del 90% del Pil, diventa un ostacolo insuperabile alla crescita. Quella cifra “magica” venne adottata come un dogma, istantaneamente ripresa da organizzazioni internazionali e governi: da Angela Merkel alla Commissione europea, fino al partito repubblicanonegli Stati Uniti. 

 Lo stesso Krugman ricorda che “ebbe un ruolo cruciale nella svolta delle politiche economiche, con l’abbandono delle manovre anti- recessive sostituite prontamente con politiche di austerity”.
La tesi di Krugman è che c’erano già poderose correnti ideologiche in azione per interrompere le manovre anti-recessive, e tuttavia quello studio divenne un regalo insperato, una pietra miliare, il fondamento teorico per l’austerity. Herndon, che si definisce “né conservatore né progressista”, non è stato mosso da un’agenda politica. “Non ero partito - racconta - con l’intenzione di demolire lo studio di Reinhart-Rogoff, davvero non ero a caccia di errori.

I miei professori di Amherst mi avevano assegnato un compito molto comune: prendi una ricerca fatta da altri economisti, e prova a dimostrare che sei capace di replicarne il risultato”. È così, esercitandosi a rifare lo stesso percorso di Reinhart-Rogoff, che il 28enne si è imbattuto nella sua scoperta. “Provavo e riprovavo a fare i loro stessi calcoli, ma i risultati non erano quelli. I conti non tornavano “. Per vederci chiaro lui si rivolse agli stessi autori. Che reagirono con grande fair-play e trasparenza.

Forse sottovalutando il pericolo? Di certo non snobbarono il giovane dottorando di una università meno prestigiosa. “Su mia richiesta - racconta lui - mi hanno messo a disposizione tutte le loro fonti originarie da cui avevano attinto i dati sulla crescita. Mi hanno dato accesso anche alle varie versioni dei loro calcoli”. Mal gliene incolse. Perché il preciso e scrupoloso Herndon scoprì l’errore. Anzi due categorie di errori, grossolani e dalle conseguenze disastrose.

La coppia di grandi economisti aveva banalmente commesso una svista di “allineamento” nelle colonne delle cifre da addizionare usando il software Excel della Microsoft. Sicché alcuni calcoli erano sbagliati. In più - questo forse è lo sbaglio più imperdonabile - Reinhart-Rogoff avevano omesso di includere tra le nazioni esaminate ben tre casi (Canada, Australia, Nuova Zelanda) in cui la crescita economica non è stata affatto penalizzata da un elevato debito pubblico.

La rivelazione di Herndon ha avuto un impatto enorme. I due imputati, Reinhart-Rogoff, hanno dovuto ammettere l’errore. Lo hanno fatto con una imbarazzata column sul New York Times, cercando al tempo stesso di prendere le distanze dalle politiche di austerity applicate usando la loro ricerca. E come rivela il Wall Street Journal, “all’ultima riunione del G20 è stato depennato dal comunicato finale ogni riferimento al rapporto debito/Pil, per effetto di questa scoperta”.

L’anchorman satirico Stephen Colbert conclude: “E ora chi glielo dice agli europei? Sono così contenti dell’austerity, che ogni tanto per festeggiarla scendono in piazza e accendono dei fuochi…”. La lezione di umiltà vale anche per gli avversari del rigore. I grandi nomi del pensiero neokeynesiano, da Krugman a Joseph Stiglitz, non avevano mai accettato il dogma di Reinhart-Rogoff. Ma le loro contestazioni volavano alto, troppo alto. Nessuno si era imbarcato nella fatica di fare il lavoro “operaio” del 28enne Herndon: prendersi tutti i numeri, uno per uno, e rifare le addizioni.

Fonte: repubblica.it

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