venerdì 17 maggio 2013

Lidia Undiemi: è in pericolo la nostra democrazia e sovranità. .




Lidia Undiemi : “Quello che sto per lanciare è un appello ai cittadini europei e in particolare ai cittadini dei 17 paesi che la politica europea vuole incanalare dentro un trattato che costituisce una organizzazione finanziaria intergovernativa. Questi paesi sono : il regno del Belgio, la repubblica federale di Germania, la repubblica di Estonia, l’Irlanda, la repubblica ellenica, il regno di Spagna , la repubblica francese, la repubblica italiana, la repubblica di Cipro, il gran ducato di Lussemburgo, di Malta, regno dei Paesi Bassi, repubblica d’Austria, repubblica portoghese, di Slovenia, repubblica slovacca, repubblica di Finlandia. 

Questi paesi hanno in comune una importantissima battaglia di democrazia, che forse è l’ultima di questo ciclo storico. La posta in gioco è troppo alta per essere indifferenti oppure per peccare in mancanza di coraggio ed è per tale ragione che ci siamo trovati in una situazione di grave crisi. In gioco non ci sono soltanto i nostri diritti, il nostro posto di lavoro, i nostri soldi. In gioco c’è anche il futuro delle nuove generazioni. I diritti, la libertà e la dignità : cose che una volta perse, una volta che abbiamo concesso ai poteri finanziari di poter denigrare totalmente la nostra democrazia non possiamo più veder tutelati in qualche modo.

Ciò che sta affliggendo le nostre vite, infatti, non è la crisi economica : quella è la conseguenza del prevalere della logica del potere e del denaro sui principi di uguaglianza, democrazia e giustizia che hanno garantito fino ad oggi il benessere della maggior parte dei cittadini dei paesi europei.
Immunità e privilegi, scudi patrimoniali e condoni fiscali, soggetti che gestiscono il fondo salva stati godendo di totale immunità nell’esercizio delle proprie funzioni. E’ con questo spirito che la politica europea intende delegare la gestione del debito pubblico degli stati in difficoltà ad un organizzazione finanziaria intergovernativa.

Nonostante la scandalosa disinformazione sull’argomento, l’ESM (ossia l’organizzazione intergovernativa che gestirà il fondo salva stati) non è ancora entrato in vigore. Sentiamo parlare nelle ultime notizie di stampa dell’avvio di questo fondo salva stati tantè che la cancelliera Angela Merkel è andata in Cina per andare a contrattare una eventuale partecipazione della grande potenza asiatica nella gestione del debito pubblico. Tuttavia però attenzione perchè nonostante i governatori abbiano apposto la firma al trattato affinchè questo possa essere reso operativo nei 17 paesi membri che ho citato all’inizio occorre la ratifica da parte delle istituzioni nazionali. 

Se le istituzioni nazionali ratificano l’entrata in vigore del trattato ESM ossia dell’attribuzione ad un organizzazione intergovernativa del fondo salva stati si potrebbero anche verificare (e questa non è più ormai fantapolitica) degli scenari di retrocessione civile che nemmeno il più visionario dei registi sarebbe in grado di raprresentare. Forse magari nelle elezioni del 2013 possiamo candidare i nostri animali domestici.
Dobbiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo in fretta perchè abbiamo poco tempo. La nostra stessa vita rischia di sfuggire al nostro controllo perchè fin quando noi viviamo in uno stato di diritto e l’economia e la finanza speculativa in qualche modo abusano del diritto allora possiamo fare qualcosa. Ma li dove tutta la politica dei leader europei spinge verso una clamorosa autoassoluzione perchè è chiaro che è stata la politica a non essere stata in grado di sapere gestire il fenomeno della finanza speculativa. E adesso cosa vogliono fare? Attribuire ad una organizzazione finanziaria il nostro destino. Il destino dei cittadini di 17 paesi membri. Non possiamo più delegare e non possiamo più aspettare perchè nessuno verrà a salvarci.


La logica del leaderismo delle persone deve tramontare. Dobbiamo ritornare a pensare nell’ottica della collettività. Dobbiamo iniziare ad avere il rispetto del NOI anzichè dell’IO perchè è esattamente per questo motivo che ci troviamo in questa situazione. E i nostri politici, mi dispiace dirlo, stanno dimostrando di non essere all’altezza della situazione perchè io non ho sentito parlare nessun politico del fatto che il fondo salva stati sarà gestito da una organizzazione che è essa stessa in quanto soggetto giuridico godrà dell’immunità cosi come i soggetti che gestiranno questo fondo. 

Io ho realizzato un dossier, sono una studiosa di economia e di diritto. Appena ho visto che c’era poca chiarezza… basta semplicemente mettere assieme gli articoli di giornale per capire che in fondo nessuno vuole spiegare che cos’è questo ESM. In questo dossier ho descritto un po quelle che sono le linee guida delle ultime vicende in materia di politiche internazionali e di finanza. Magari sarà anche un po lungo… anche un po noioso… per certi versi tecnico. Però visto che la posta in gioco qui è davvero troppo alta vi invito tutti quanti a leggerlo. Invito i magistrati, invito gli intellettuali, invito i giornalisti, invito i cittadini di qualsiasi categoria sociale, di qualsiasi partito politico, di qualsiasi ideologia a mettersi in prima linea contro quello che potrebbe essere anche l’ultimo atto per la realizzazione definitiva di una dittatura economica e le conseguenze noi non possiamo sapere quali possono essere. 

Bisogna avere comunque una idea. Bisogna avere un obiettivo. E bisogna soprattutto sapere come concretamente ciascun cittadino europeo può contribuire a bloccare l’entrata in vigore di questa organizzazione finanziaria intergovernativa. Occorre anzitutto che i cittadini verifichino nel proprio stato se effettivamente la ratifica da parte del proprio paese è stata concessa. Attenzione : ciò che è chiesto ai paesi nazionali non è la ratifica del trattato ESM che gestirà il fondo salva stati ma la modifica dell’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea in cui si intende far approvare indirettamente (poichè è già stato firmato dai nostri ministri) il trattato che costituisce l’organizzazione intergovernativa. Dunque occorre che nei siti istituzionali si vada a verificare se è avvenuta la modifica dell’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’unione europea. 

Se deve esistere un europa deve essere quella dei cittadini e dei diritti, non un luogo dove potenti finanziari vengono ad acquistare degli stati in svendita. Leggete questo trattato ed è veramente allucinante il contenuto dello stesso. Rappresenta come una specie di delega in bianco ai poteri finanziari. E voglio dire una cosa alla cancelliera Merkel : lei è andata in Cina a contrattare con il premier cinese la partecipazione al fondo. Beh, ancora non ha ottenuto la ratifica da parte di tutti gli stati membri, quindi se c’è qualcosa che vuoi contrattare è il denaro che tieni nelle tue tasche e non il nostro.”


giovedì 2 maggio 2013

Il ragazzo che ha smentito Harvard e le teorie dell’austerità

 

 

 

Scoprendo errori banali, uno studente ha confutato le teorie su rigore e crescita degli economisti Reinhart e Rogoff Thomas Herndon ha demolito il dogma su cui Germania e Ue hanno basato le loro politiche. Diventando una star


    NEW YORK. A 28 anni è una celebrità mondiale, la sua università ha dovuto creargli un ufficio stampa ad hoc per filtrare le troppe domande d’interviste. Il dottorando che ha “smascherato le teorie dell’austerity” ora passa le sue giornate a parlare con il New York Times, il Wall Street Journal e la Bbc.

È apparso come star nel popolare talkshow di satira politica The Colbert Report. Se l’è meritata davvero questa fama Thomas Herndon, che prepara la sua tesi di Ph. D. alla University of Massachussetts di Amherst.

Il premio Nobel dell’economia Paul Krugman gli dà atto di avere “confutato lo studio accademico più autorevole degli ultimi anni”. Scoprendovi degli errori banali, imbarazzanti per gli autori. Le vittime di Herndon sono due tra gli economisti più stimati del mondo: Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff.

Loro due insegnano in una super-università, Harvard, ben più prestigiosa di quella dove studia il 28enne dottorando che li ha messi al tappeto. Rogoff, che è stato economista anche al Fondo monetario internazionale e alla Federal Reserve, insieme con la sua collega Reinhart pubblicò “Growth in a Time of Debt”, una ricerca conclusa proprio quando stava scoppiando la crisi della Grecia.
In quel testo vi era la “prova scientifica”, secondo gli autori, che se il debito pubblico di una nazione raggiunge la soglia del 90% del Pil, diventa un ostacolo insuperabile alla crescita. Quella cifra “magica” venne adottata come un dogma, istantaneamente ripresa da organizzazioni internazionali e governi: da Angela Merkel alla Commissione europea, fino al partito repubblicanonegli Stati Uniti. 

 Lo stesso Krugman ricorda che “ebbe un ruolo cruciale nella svolta delle politiche economiche, con l’abbandono delle manovre anti- recessive sostituite prontamente con politiche di austerity”.
La tesi di Krugman è che c’erano già poderose correnti ideologiche in azione per interrompere le manovre anti-recessive, e tuttavia quello studio divenne un regalo insperato, una pietra miliare, il fondamento teorico per l’austerity. Herndon, che si definisce “né conservatore né progressista”, non è stato mosso da un’agenda politica. “Non ero partito - racconta - con l’intenzione di demolire lo studio di Reinhart-Rogoff, davvero non ero a caccia di errori.

I miei professori di Amherst mi avevano assegnato un compito molto comune: prendi una ricerca fatta da altri economisti, e prova a dimostrare che sei capace di replicarne il risultato”. È così, esercitandosi a rifare lo stesso percorso di Reinhart-Rogoff, che il 28enne si è imbattuto nella sua scoperta. “Provavo e riprovavo a fare i loro stessi calcoli, ma i risultati non erano quelli. I conti non tornavano “. Per vederci chiaro lui si rivolse agli stessi autori. Che reagirono con grande fair-play e trasparenza.

Forse sottovalutando il pericolo? Di certo non snobbarono il giovane dottorando di una università meno prestigiosa. “Su mia richiesta - racconta lui - mi hanno messo a disposizione tutte le loro fonti originarie da cui avevano attinto i dati sulla crescita. Mi hanno dato accesso anche alle varie versioni dei loro calcoli”. Mal gliene incolse. Perché il preciso e scrupoloso Herndon scoprì l’errore. Anzi due categorie di errori, grossolani e dalle conseguenze disastrose.

La coppia di grandi economisti aveva banalmente commesso una svista di “allineamento” nelle colonne delle cifre da addizionare usando il software Excel della Microsoft. Sicché alcuni calcoli erano sbagliati. In più - questo forse è lo sbaglio più imperdonabile - Reinhart-Rogoff avevano omesso di includere tra le nazioni esaminate ben tre casi (Canada, Australia, Nuova Zelanda) in cui la crescita economica non è stata affatto penalizzata da un elevato debito pubblico.

La rivelazione di Herndon ha avuto un impatto enorme. I due imputati, Reinhart-Rogoff, hanno dovuto ammettere l’errore. Lo hanno fatto con una imbarazzata column sul New York Times, cercando al tempo stesso di prendere le distanze dalle politiche di austerity applicate usando la loro ricerca. E come rivela il Wall Street Journal, “all’ultima riunione del G20 è stato depennato dal comunicato finale ogni riferimento al rapporto debito/Pil, per effetto di questa scoperta”.

L’anchorman satirico Stephen Colbert conclude: “E ora chi glielo dice agli europei? Sono così contenti dell’austerity, che ogni tanto per festeggiarla scendono in piazza e accendono dei fuochi…”. La lezione di umiltà vale anche per gli avversari del rigore. I grandi nomi del pensiero neokeynesiano, da Krugman a Joseph Stiglitz, non avevano mai accettato il dogma di Reinhart-Rogoff. Ma le loro contestazioni volavano alto, troppo alto. Nessuno si era imbarcato nella fatica di fare il lavoro “operaio” del 28enne Herndon: prendersi tutti i numeri, uno per uno, e rifare le addizioni.

Fonte: repubblica.it

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